In particolare ..........

Acli Colf è un'associazione rivolta alla difesa, tutela e promozione delle figure professionali che si occupano di assistenza familiare.


Le Acli Colf da Oltre 65 anni operano per il riconoscimento del valore sociale dei lavoratori che si prendono cura delle famiglie affinché si possa costruire insieme un welfare a colori che riconosca a tutti gli assistenti familiari, immigrati e non, gli stessi diritti degli altri lavoratori italiani.

"Giunto, tra il tumulto di questi pensieri, alla porta di casa sua, ch'era in fondo del paesello, mise in fretta nella toppa la chiave, che già teneva in mano; aprì, entrò, richiuse diligentemente; e, ansioso di trovarsi in una compagnia fidata, chiamò subito: "Perpetua! Perpetua", avviandosi pure verso il salotto, dove questa doveva esser certamente ad apparecchiar la tavola per la cena. Era Perpetua, come ognun se n'avvede, la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l'occasione, tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie, che divenivan di giorno in giorno più frequenti, da che aveva passata l'età sinodale dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutato tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche" ( Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” – capitolo I° )




Come erano diversi gli usi e i costumi nell'epoca dei Promessi Sposi!
Una donna, una lavoratrice, che venisse "comandata" a preparar cena, e a mantener pulita e in ordine la casa del proprio padrone, era, in quegli anni, definita “serva”.
Con tutto il carico negativo e dispregiativo che tale parola porta con se.
I tempi, fortunatamente, sono cambiati.
Certo c’è voluto del tempo; ci sono volute la rivoluzione industriale e poi, il vento di un nuovo pensiero sociale, le battaglie delle lavoratrici e dei lavoratori, l'anelito di diritti che ponevano al centro la persona in quanto tale, lo statuto dei lavoratori, e tanto altro ancora.
Ma oggi, finalmente, le donne e gli uomini che per scelta (o per necessità) svolgono questa difficile, ma importantissima professione, non vengono più definiti servi o "domestici" (nell'accezione snob che ritroviamo ancora nel lessico sociale degli anni 50 e 60), ma "collaboratori familiari", "assistenti alla cura della persona", etc.
Si potrà obiettare che non importa tanto la forma, quanto la sostanza delle cose.
E che quindi, più che il “nome”, sia importante il riconoscimento di una dignità e di un’identità sociale e professionale che valorizzino concretamente questa figura lavorativa.
Ma ben venga anche la politica dei piccoli passi, se questa può giovare al lavoro e ai lavoratori !
E allora anche un approccio linguistico nuovo, che riconosca dignità anche sul piano delle parole, a questa categoria, può essere d'aiuto per un nuovo sentimento e apprezzamento sociale del lavoro domestico.
E questo a sua volta può essere anticipatore, sul piano del riconoscimento dei diritti, di una nuova  dignità del lavoro familiare.
Perché, non dimentichiamolo, il lavoro domestico è fondato sulla missione  di partecipazione al “funzionamento della vita familiare”.
Ma è altrettanto vero che proprio la “famiglia” è oggetto primario e centrale della nostra Costituzione - all’art. 29 -.
Non possiamo allora che riconoscere all’opera di chi svolge una attività a favore della famiglia - vista come soggetto di diritti costituzionalmente orientati - una valenza a sua volta prioritaria e costituzionale.
E’ sulla base di questa "legittimazione costituzionale", che Acli Colf ha creduto, fin dalle sue origini, alla dignità del lavoro domestico, partecipando alla prima stesura della disciplina giuridica che riconosceva la collaborazione familiare, come figura tipica contrattuale, già alla fine degli anni 50.
Ed è per questi motivi che Acli Colf  c'è, e ci sarà sempre, nell’impegno a dare risalto e valore al lavoro domestico, per la crescita della figura professionale delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore e per un sempre maggiore riconoscimento dell’utilità "sociale" di questo lavoro.